EMILIO SCANAVINO
 
MIMMO ROTELLA
 
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MIMMO ROTELLA
LA BIOGRAFIA
 
 

Nasce a Catanzaro nel 1918, Conclusa la scuola media si sposta a Napoli per intraprendere gli studi artistici, nel 1941 si trasferisce a Roma . Resta nella capitale solo per un breve periodo, perché viene richiamato alle armi. Nel '44 lascia l'esercito ed ottiene il diploma al Liceo Artistico di Napoli. Tra il 1944 e il 1945 insegna Disegno a Catanzaro.

Nel 1945 è nuovamente a Roma e, dopo gli inizi figurativi e le prime sperimentazioni, inizia a dipingere quadri neo-geometrici. Inizia nel 1947 a partecipare alle esposizioni, con la Mostra Sindacale di Arti Figurative e con quelle annuali dell'Art Club. Nel 1949 si dedica ad esperimenti di poesia fonetica, che denomina epistaltica (un neologismo insensato). Nello stesso anno ne redige il Manifesto (pubblicato da L.Sinisgalli in "Civiltà delle macchine", 1955). La prima mostra personale, con opere astratto-geometriche, nel 1951, presso la Galleria Chiurazzi di Roma, non riscuote il favore della critica.

Nel 1951 ha un primo contatto con l'arte francese esponendo a Parigi al Salon des Realistés Nouvelles. Tra il 1951 ed il 1952, ottiene l'assegnazione di una borsa di studio da parte della Fullbright Foundation, che gli permette di recarsi negli Stati Uniti in qualità di "Artist in Residence", all'Università di Kansas City. Sempre nel 1952 realizza la seconda personale alla Rockhill Nelson Gallery di Kansas City. Negli Stati Uniti ha l'opportunità di conoscere i rappresentanti delle nuove correnti artistiche: Robert Rauschenberg, Oldenburg, Twombly, Pollock e Kline.

Nel 1953, soffre di una crisi, durante la quale interrompe la produzione pittorica. Ormai convinto che non ci sia più niente da fare di nuovo nell'arte, ha improvvisamente quella che egli definisce "illuminazione Zen": la scoperta del manifesto pubblicitario come espressione artistica della città. Così nasce il décollage (all'inizio collage): incolla sulla tela pezzi di manifesti strappati per strada, adottando il collage dei cubisti e contaminandolo con la matrice dadaista del ready made. Nel 1955, a Roma, nella mostra "Esposizione d'arte attuale", espone per la prima volta il 'manifesto lacerato'.

In seguito, pratica il cosiddetto doppio décollage:il manifesto staccato prima dal cartellone, poi, strappato in laboratorio. In quegli anni si serve anche dei retro d'affiche, adoperando i manifesti dalla parte incollata ed ricavandone opere non figurative e monocrome.

I primi riconoscimenti arrivano nel 1956 con il Premio Graziano e nel 1957 con il Premio Battistoni e della Pubblica Istruzione. Con la serie Cinecittà, del 1958, seleziona figure ed volti delle pubblicità cinematografiche orientando la produzione verso opere di tipo maggiormente figurativo.
Alla fine degli anni '50, Rotella, è etichettato dalla critica come strappamanifesti. Di notte, strappa non solo manifesti, ma anche pezzi di lamiera dalle intelaiature delle zone d'affissione del Comune di Roma. Nel 1958 riceve a Roma la visita del critico francese Pierre Restany, con il quale inizia un lungo sodalizio. Nello stesso anno partecipa a Roma nella mostra "Nuove tendenze dell'arte italiana" organizzata da Lionello Venturi nella sede della Rome - New York Art Foundation.

La curiosità del pubblico per le stravaganze dell'artista, si concretizza nel 1960 con la realizzazione, ad opera di Enzo Nasso, di un cortometraggio dedicato ai Pittori arrabbiati, del quale Rotella cura il commento sonoro.

Sempre nel 1960 aderisce al Nouveau Réalisme, teorico del quale è Pierre Restany e che riunisce, fra gli altri, Klein, Spoerri, Tinguely, César, Arman e Christo. Al gruppo prendono parte anche i francesi Hains, Dufrêne e Villeglé, che operano sul décollage negli stessi anni, ma autonomamente. Insieme ai décollages, Rotella esegue anche assemblage di oggetti acquistati da rigattieri come tappi di bottiglia o corde.

La Pop Art e l'Espressionismo astratto americani, assieme all'Informale ed alle ricerche spaziali e materiche che in quegli anni Fontana e Burri stanno svolgendo in Italia, giocano un ruolo di rilievo nell'orientamento di Rotella.

Nel 1961 espone nella storica mostra À 40° au-dessus de Dada, curata a Parigi da Restany. Nel 1962 conferisce sulla su arte alla School of Visual Arts di New York e nel 1964 è invitato alla Biennale Internazionale d'Arte di Venezia.

Usando strumenti tipografici, fra il 1967 e il 1973 realizza gli Art-typo, stampe scelte e riprodotte liberamente sulla tela. Con questo procedimento riesce ad accavallare e sovrapporre le immagini pubblicitarie, invertendo il precedente modo di procedere.

Agli inizi degli anni settanta produce alcune opere, intervenendo sulle pagine pubblicitarie delle riviste con l'impiego di solventi e riducendole o allo stadio di impronta (frottage) o cancellandole (effaçage). Nel 1972, pubblica la sua autobiografia dal titolo Autorotella. Altra sperimentazione, in quegli anni, è quella di accartocciare i manifesti e chiuderli in cubi di plexiglas.

Definitivamente lasciata Parigi per stabilirsi a Milano (1980), negli anni ottanta elabora le "blanks" o coperture d'affiches: manifesti pubblicitari azzerati, ricoperti da fogli bianchi, come avviene per la pubblicità scaduta.

Dopo il 1986 seguito realizza le sovrapitture, ispirandosi al graffitismo: interviene pittoricamente su manifesti lacerati ed incollati su tela. Vi traccia scritte anonime, come quelle che si possono leggere sui muri cittadini: messaggi d'amore, scritte politiche, etc., in un doppio messaggio.

Nel 1990 partecipa al Centre Pompidou di Parigi alla mostra "Art et Pub" e al Museum of Modern Art di New York all'esposizione "High and Low".

Riceve nel 1992 dal Ministro della Cultura francese, Jack Lang, il titolo di Officiel des arts et des Lettres. Nel 2000 viene costituita, per volontà dell'artista, una fondazione a lui dedicata: la Fondazione Mimmo Rotella, con l'obiettivo di raccogliere le opere e le documentazioni catalogate della vita artistica del maestro.

È invitato al Guggenheim Museum di New York nel 1994 per la mostra "Italian Metamorphosis", poi nuovamente al Centre Pompidou nel 1996 in "Face à l'Histoire", e nel 1996 al Museum of contemporary art di Los Angeles in "Halls of Mirrors", mostra successivamente esportata in tutto il mondo. Al cinema di Federico Fellini dedica il ciclo di lavori chiamato Felliniana.

Scompare a Milano nel gennaio del 2006.

 

 

 

 
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